Che cosa mi aspetto?

image

Che cosa mi aspetto? E’ la domanda che in questi giorni mi faccio in attesa della sentenza del TAR sul ricorso fatto da un gruppo di genitori che si sono visti negare l’iscrizione alla scuola secondaria di primo grado dei loro figli perché il provveditorato non ha assegnato la classe in più che aspettava a quella scuola (e da questa richiesta) solo perché il sindaco è intervenuto pesantemente  con più atti nell’organizzazione della scuola stessa sostenendo che non vuole nel suo Comune bambini provenienti da altre zone.

La vicenda è nota da mesi e si è snodata tra consigli comunali, consigli di istituto, discussioni in chat, post su facebook,  manifestazioni davanti alla scuola ma né il sindaco, né il provveditore si sono mossi dalle loro posizioni di retroguardia culturale. Hanno preferito ricorrere agli avvocati (con costi a carico della collettività) per rispondere al ricorso dei genitori (che pagano gli avvocati di tasca propria). Ma tutto questo fa parte del provincialismo degli adulti, della povertà culturale e della miopia politica di cui oggi soffrono molti amministratori locali e nazionali.

Ci sono però in questa triste vicenda due aspetti che voglio sottolineare prima della sentenza del TAR (qualunque essa sia). Il primo riguarda il “potere politico”. Questo sindaco è un sindaco del PD (almeno così viene identificato) che si comporta come un sindaco leghista; i segretari dei circoli del PD del suo comune si dimettono perché non condividono le  posizioni prese dall’amministrazione e  vengono sostituiti da persone “consenzienti” senza alcun dibattito nè in sede comunale, provinciale e regionale. Tutti – dal presidente della conferenza educativa di zona all’assessore regionale – sono silenziosi. Sarebbe stato così se a chiudere le scuole ai bambini di comuni viciniori fosse stato un sindaco di un altro movimento politico? Non credo: si sarebbe urlato e scritto della libertà dell’istruzione dei figli, si sarebbe detto che il sindaco si comporta come un despota. In questo caso invece grandi silenzi: il potere esercitato dal Partito Democratico in tutti questi luoghi si regge e non prende posizione. Dico tutto questo con grande amarezza perché il PD è da sempre anche il mio partito e qui intendo rimanere per combattere le mie battaglie. Ma questo è lo stato dei fatti.

Il secondo aspetto che voglio sottolineare con forza riguarda i diritti dei ragazzi. I bambini che non hanno accesso alla scuola secondaria di primo grado sono ragazzini che hanno frequentato scuole appartenenti allo stesso istituto comprensivo sin da quando avevano tre anni. Le famiglie avevano deciso di far loro frequentare scuole caratterizzate da una forte identità pedagogica; dopo 8 anni di frequenza viene loro detto di non poter proseguire gli studi stando accanto ai  compagni con cui sono cresciuti. Questo perché un sindaco, a fronte di una scuola nuova -appena inaugurata-, costruita per 200 ragazzi ne vuole dentro non più di 150 tutti -del suo comune- e lo scrive al provveditore.

Fuori dalla scuola tutti quelli (contandoli realmente credo non siano più di 10) che vengono da “fuori comune”; ma è accettabile tutto questo? Li abbiamo fatti parlare questi ragazzini, li abbiamo ascoltati? Che cosa pensano degli adulti che governano le amministrazioni pubbliche.  “Scuola bene comune” per loro non vale. Esclusi da una scuola per volere di un sindaco. E’ una vergogna!!!

E mi sento indignata, ed arrabbiata perché ormai anche i diritti dei bambini/e e dei ragazzi/e sono calpestati ogni giorno anche dove esistono le condizioni per accoglierli con  disponibilità di spazi e di risorse, anche là dove una amministrazione comunale dovrebbe essere progressista.

Mi aspetto che la sentenza del Tar rimetta a posto le pedine salvaguardando i diritti di questi ragazzini e le scelte che le loro famiglie avevano fatto.  Ma è così che si costruisce un futuro di nonviolenza e pace?

Daniela Pampaloni

Che cosa mi aspetto?ultima modifica: 2021-07-20T16:04:55+02:00da d-pampaloni
Reposta per primo quest’articolo