Gestire l’emergenza e/o progettare il futuro?

cropped-testa-1.jpgIn questi giorni i lavoratori della scuola (docenti, personale di custodia, dirigenti scolastici) si pongono infinite domande provando dolore di fronte alla morte di  due bambini della scuola primaria in orario scolastico (uno a Milano e l’altra alle porte di Roma). Indagini, magistrature, denunce, ricerca dei colpevoli non attenuano la sensazione di impotenza che gli adulti provano di fronte a situazioni tragiche come queste ma fanno pensare a come è sempre più difficile e complicato gestire le scuole a fronte di carenze organizzative  evidenti e strutturali – di sistema -.

Carenze strutturali che ormai sono diventate emergenze della e nella scuola pubblica italiana. Provo ad elencarne alcune ma la lista non sarà certo esaustiva: uffici amministrativi al collasso con carenza cronica dei direttori dei servizi generali ed amministrativi spesso sostituiti con personale con scarse competenze  e proveniente da altri ruoli, collaboratori scolastici passati a ruoli amministrativi senza nessuna selezione sulle competenze e che di fatto non sanno neppure accendere il computer, giovani dirigenti animati da buona volontà ma con competenze solo teoriche che si imbattono con le emergenze quotidiane prodotte dalla complessa gestione degli istituti scolastici per non parlare poi dei docenti che arrivano sui posti di sostegno senza nessuna competenza né teorica, né pratica. E le scadenze da rispettare sempre più fitte, la quantità di documenti burocratici da riempire, gli incontri e le riunioni con enti vari esterni alla scuola e molto altro ancora rendono difficile l’organizzazione degli istituti scolastici di ogni ordine e grado e condizionano i dirigenti scolastici a gestire le situazioni sempre in emergenza.

La mia lunga esperienza di dirigente scolastica, appena conclusa, mi porta però a rendere esplicite alcune riflessioni che vorrei rivolgere da una parte ai politici di turno che governano i nostri ministeri compreso quello dell’istruzione e dall’altra agli operatori  scolastici siano essi dirigenti o docenti.

Le emergenze di cui soffre la scuola oggi sono il frutto di miopia politica e di disfunzioni organizzative che vengono da lontano, da più governi che hanno prodotto riforme su riforme quindi cambiamenti su cambiamenti senza incidere sulla trasformazione vera , profonda, strutturale delle istituzioni scolastiche. Sono state fatte leggi senza decreti applicativi, leggi che hanno annullato articoli, commi di legge precedenti, magari fatte appena l’anno prima. Ad ogni cambio di governo e quindi di ministro si “sputano” opinioni, discorsi che suscitano allarme e preoccupazione; ad ogni sentenza della corte costituzionale non seguono leggi che danno ordine alla complessa gestione delle scuole. Si danno incarichi e compiti nuovi e gravosi ai dirigenti scolastici senza sostenerli con leggi appropriate e finanziate (negli ultimi 20 anni solo pochissimi governi si sono davvero preoccupati della scuola italiana al di là delle parole da campagna elettorale). E questo purtroppo ha portato gli istituti a gestire tante emergenze facendo front office con i genitori, con i servizi sociali, con gli enti locali ecc.

La scuola quindi ha perso e continuerà a perdere sempre più il suo ruolo educativo nei confronti dei bambini, dei ragazzi e dei giovani ma anche il ruolo di presidio aperto sui territori perché la scuola è una delle pochissime istituzioni democratiche diffusa capillarmente su tutto il territorio italiano. Ed una scuola così depauperata culturalmente e socialmente non investe sul futuro delle nuove generazione e si trova fragile e debole rispetto  ai problemi del quotidiano.

Se lo stato di fatto della scuola oggi porta i dirigenti a gestire le emergenze – (carenza di organici sul sostegno e fra il personale amministrativo e di custodia, sicurezza degli edifici, gestione delle relazioni con i genitori e fra docenti) non possiamo dimenticare – ed in primo luogo non lo devono dimenticare i dirigenti scolastici ed i docenti- che una scuola di qualità è un investimento serio sul futuro delle nuove generazioni.

E da questo assunto parte la riflessione che vorrei donare ai dirigenti -soprattutto ai  dirigenti scolastici entrati a scuola appena due mesi fa e quindi insicuri ed “immaturi” a gestire le istituzioni scolastiche. Il dirigente scolastico è per me colui che “opera nel quotidiano guardando al futuro”, che accompagna e stimola l’innovazione metodologica, la ricerca didattica per la costruzione dei saperi e dei comportamenti e quindi lavora alla definizione di una organizzazione scolastica che passo dopo passo costruisce opportunità per il futuro dei ragazzi e delle ragazze. Il dirigente scolastico è colui che sostiene il lavoro dei docenti, che promuove la sua formazione e quella di tutto il personale, è colui che ha chiari i diritti ed i bisogni dei bambini e degli adolescenti di oggi. Non possono e non devono essere le difficoltà che si incontrano ogni giorno a bloccare innovazione metodologica, ricerca pedagogica, costruzione di una comunità di lavoro che guarda lontano nel tempo. Ma per fare tutto questo serve in primo luogo condividere l’idea di scuola e l’idea di bambino/ragazzo) che vogliamo far crescere accanto a noi, con il nostro aiuto e sostegno; serve quindi avere la visione culturale della scuola che va costruita, partecipata e condivisa dal dirigente e dai docenti che in quella scuola operano. Serve costruire l’appartenenza a quella scuola da parte di tante persone adulte.

Ma questa , purtroppo, non è pratica educativa molto comune nelle nostre scuole da nord a sud del paese, e soprattutto non è il punto di partenza di tanti dirigenti che quindi annaspano e spesso affogano di fronte a circolari, note, decreti. Ed è qui che la scuola muore culturalmente e socialmente: di fronte alla ritualità, alla burocrazia, alla paura, alla insicurezza dei ‘grandi’ che guardano al quotidiano non riuscendo ad attivare autonomia e responsabilità fra gli adulti e nei ragazzi come cardini fondamentali per la “libertà” delle nostre istituzioni scolastiche.

 

Gestire l’emergenza e/o progettare il futuro?ultima modifica: 2019-10-24T01:06:36+02:00da d-pampaloni
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