Sassi nello stagno

Srebrenica: per non dimenticare

Sabato 25 febbraio sono stata invitata alla Libreria Roma di Pontedera a presentare il libro scritto da Marco Bani e Stefano Landucci che porta il titolo del post . Un piccolo libro, resoconto di un viaggio in Bosnia fatto dagli autori nel 2010, per l’anniversario della strage di Srebrenica, che racconta dolore e rabbia e suscita in chi lo legge domande e riflessioni. Consiglio di leggerlo, è pubblicato da ArtEventBooK e il ricavato della vendita va a sostenere l’associazione che gestisce l’orfanotrofio di Tuzla in Bosnia. Non vi racconto il libro ma voglio invece riflettere sulle domande fatte dalle persone presenti alla presentazione. Srebrenica è stato uno degli eccidi più efferati e purtroppo poco conosciuti avvenuto appena 16 anni fa in un paese molto vicino alla nostra Italia. In dieci, dodici gioni sono state uccise quasi diecimila persone e violentate in maniera scientifica migliaia di donne in un territorio dove erano presenti i caschi blu dell’Onu olandesi. Tutto questo perchè il cognome di queste persone evocava un’appartenenza culturale mussulmana. Noi,cittadini benpensanti, che dalle televisioni nelle nostre case vedevamo alcune immagini e avevamo alcune informazioni che cosa abbiamo fatto per fermare tutto questo? Ci veniva detto a quel tempo che quella guerra serviva per sconfiggere le dittature e il pensiero politico “della grande Serbia”? Ci veniva detto che quella guerra serviva per riportare pace e sicurezza in quei territori, ci veniva detto che sarebbe stata una guerra “dai bombardamenti intelligenti”. Purtroppo anche questa guerra, come tutte le guerre del mondo, ha lasciato sul terreno bambini e ragazzi orfani, donne ‘impazzite’, famiglie distrutte e ancora odio, rancori, paure. In Bosnia e lì a Srebrenica convivono gli aggrediti e gli aggressori, le donne violentate e molti loro violentatori; gli adolescenti orfani di padre e gli assassini; convivono rabbia e rancori, odio e intolleranze. Come sarà possibile costruire oggi più di ieri pace e serenità? Un disastro voluto dai ‘potenti della terra’ che subito dopo dimenticano. Stefano alla fine del libro dice: “il dolore della gente che ho incontrato mi chiede di testimoniare, di gridare in tutti i luoghi l’assurdità della guerra, della violenza, della sopraffazione della dignità dei singoli, dell’umiliazione della storia di ogni individuo.” NON POSSIAMO CHE UNIRCI A LUI PER NON DIMENTICARE LE TANTE SREBRENICA DEL MONDO e operare  ogni giono per costruire atteggiamenti e comportamenti di nonviolenza e pace per tutti i bambini del mondo.

Srebrenica: per non dimenticareultima modifica: 2012-02-26T19:59:06+01:00da
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